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Linfoma correlato ad AIDS: efficacia del trapianto autologo di cellule staminali del sangue periferico come trattamento di salvataggio


Dopo l'introduzione della terapia antiretrovirale altamente attiva ( HAART ), il trattamento intensivo, compresa la terapia ad alte dosi ( HDT ) e il trapianto di cellule staminali del sangue periferico ( PBSCT ), è diventato realizzabile nei pazienti HIV-positivi con linfoma di Hodgkin e linfoma non-Hodgkin.

E’ stato effettuato uno studio prospettico intention-to-treat sulla terapia ad alte dosi e sul trapianto di cellule staminali del sangue periferico in 50 pazienti HIV+ con risposta positiva alla terapia antiretrovirale altamente attiva e con linfoma refrattario o recidivante.

Dopo terapia debulking, 2 pazienti sono andati incontro a morte precoce per tossicità, 10 avevano una malattia chemioresistente, 6 avevano fallito la mobilizzazione di cellule staminali, 1 ha rifiutato la raccolta, e 4 sono progrediti subito dopo la raccolta per il trapianto di cellule staminali.

In tutto 27 pazienti hanno effettivamente ricevuto il trapianto; 21 pazienti sono vivi e liberi dalla malattia dopo un follow-up di 44 mesi ( sopravvivenza generale: 74.6%, sopravvivenza libera da progressione: 75.9% ). Solo la risposta del linfoma ha significativamente influenzato la sopravvivenza generale dopo il trapianto.

Nelle analisi multivariate, sia la fase del linfoma che una bassa conta di cellule CD4 hanno influenzato negativamente la possibilità di ricevere il trapianto.

La sopravvivenza complessiva media di tutti i 50 pazienti eleggibili è stata di 33 mesi ( sopravvivenza generale: 49.8%, sopravvivenza libera da progressione: 48.9% ).
Una bassa conta delle cellule CD4, il coinvolgimento del midollo e una situazione clinica compromessa hanno influenzato indipendentemente la sopravvivenza.

Si può concludere che il trapianto di cellule staminali del sangue periferico è una terapia di salvataggio altamente efficace per il trattamento dei linfomi chemiosensibili correlati all’AIDS. ( Xagena2009 )

Re A et al, Blood 2009; 114: 1306-1313


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